Resina
L’uso della resina nel campo dei rivestimenti è antichissimo. La resina vegetale veniva estratta da piante o alberi, come abeti e pini, ed impiegata per il rivestimento e la protezione dall’acqua del mare delle chiglie delle navi e di vari altri materiali nel campo della navigazione marittima.
Attraverso processi chimici si è ottenuto le resine sintetiche e quella più comunemente utilizzata nell’edilizia è la resina epossidica. Questa inizia a diffondersi come collante negli anni ’50, successivamente per la capacità di aderire perfettamente al supporto in calcestruzzo, per la rapidità di applicazione e per caratteristiche di resistenza all'usura, viene utilizzata principalmente nella creazione di pavimentazioni industriali. Il suo vero sviluppo per la realizzazione di pavimenti in resina commerciali e pavimenti in resina residenziali si è avuto solo negli anni '90.
Questa tipologia di rivestimento si presenta come un film continuo e cromaticamente uniforme. Applicato su superfici piane o verticali viene utilizzato in sostituzione ad altri tipi di rivestimenti tradizionali, ma con la peculiarità ad effetto decorativo personalizzato in quanto eseguito artigianalmente a mano libera.
Protetto in superficie mediante applicazione di finitura trasparente resinoide ad aspetto satinato/lucido che ne valorizza l’applicazione e ne garantisce la protezione dall’assorbimento di macchie derivanti da usura ed abrasioni del calpestio nell’uso quotidiano.
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I rivestimenti in resina per interni sono composti liquidi costituiti da una resina e da un indurente. Possono essere applicate sia su vecchie pavimentazioni che su nuovi sottofondi. È quindi un tipo di rivestimento che può essere scelto sia in fase di nuova costruzione, sia nell’ambito di un intervento di ristrutturazione o di manutenzione straordinaria di un’abitazione (lo spessore ridotto del rivestimento solitamente non comporta nemmeno la rifilatura inferiore delle porte).
I rivestimenti in resina si possono applicare (quasi) su ogni tipo di superficie, come cemento, ceramica, legno, pietra, dopo gli opportuni trattamenti. Solitamente si procede stendendo tre strati: un primo con funzione di ancoraggio e consolidamento, un secondo composto da stucchi a base resinosa e un terzo che funge da finitura del pavimento stesso, e che può prevedere la stesura di resina a film o autolivellante, a seconda dell’aspetto estetico desiderato. Mentre il primo consiste in una sottile verniciatura, il secondo crea uno strato vetrificato altamente specchiante, con la possibilità di includere materiali inerti di vario genere (vetri, elementi metallici, pietre, conchiglie, fibre ottiche).
Le tecniche di stesura per i rivestimenti in resina permettono di realizzare texture molto diverse, da una superficie liscia e lucida, ad altre spatolate, porose o anche ruvide. I rivestimenti in resina per interni realizzati sono monolitici, assicurano cioè la perfetta continuità del rivestimento, risolvendo il problema delle fessurazioni. Sono inoltre impermeabili e resistenti all’umidità, all’usura e agli attacchi degli acidi.
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